TENTATIVO DI USCITA N°1

“Impellente necessità di fare qualcosa di originale, geniale, oltre gli standard comuni, devo scrivere, scrivere, scrivere!”

Era il 24 Marzo, quando ho iniziato la quarantena. Ovviamente non ho scritto un cazzo. Nulla di originale, geniale…e anche l’impellenza ecco, svanita in un paio di sonnacchiosi pigri inutili mal sfruttati pomeriggi, a guardare punti fissi, bagliori filtranti da finestre semi-socchiuse, luce blu di schermi densi di notizie contrastanti, bollettini medici tragici.

Che cazzo ho fatto in 3 settimane? Niente.

Ho letto di più? Quella lista infinita di libri da leggere e che si accresce ad ogni Login su Amazon? No.

Ho studiato? Portato avanti una sola di quelle cose che mi sono autoimposto in uno dei miei ridicoli discorsi allo specchio, riunioni con me stesso, impegni “da domani” ? No.

Mi sono allenato? Visto la montagna di tempo piovuta addosso, proprio tu che ti dicevi convinto “Ah si, se avessi tempo mi allenerei tutto il giorno!” ? Ahahahaha, No.

L’amarerrima verità, che amarissima non rende, è che non ho combinato nulla. Non ho fatto un cazzo. L’aver attaccato a Gennaio un calendario annuale gigante sul muro, cosi da vederlo appena sveglio, cosi da ricordarmi di non sprecare tempo, cosi da darmi un obiettivo quotidiano, è rimasto inosservato per tutti questi mesi. Ci ho scritto qualcosa, era Gennaio, che non capisco nemmeno. Non so leggere la mia grafia.

Quanto l’ho aspettato questo calendario.

Mi ricordo bene quando mi svegliai con L’IDEA “mi serve un calendario!”. Anzi, IL calendario”.

Incredibile che non ci avessi pensato prima, le soluzioni spesso sono cosi semplici, naturali. Anni di sprechi solo perché non avevo lui, IL calendario, gigante,

LA soluzione.

Avrei potuto attaccarci un coccodrillo vivo che canta a squarciagola BAD di Michael Jackson al suo posto, non sarebbe cambiato nulla. Ci sarei passato di fianco senza nemmeno accorgermi delle urla, dei tentativi di sgranocchiarmi il gomito. E dire che amo BAD, di Michael Jackson. I miei occhi, in combutta con il cervello, hanno questa straordinaria capacità di rendere la mia visione periferica una specie di velo bianco uniforme in cui tutti i dettagli che mi vogliono ricordare che sto sprecando la vita, vengono pitturati, sopra e sotto, resi indistinguibili appesi ad un muro anch’esso che più bianco non si può. Il cervello in tutto ciò, cambia i ricordi, deforma le situazioni, annebbia i consigli altrui. Cancella sezioni intere di dati e riflessioni.

“Ma da domani…”

“Stai zitto cazzo!”

La realtà è che non voglio cambiare per motivi a me sconosciuti, o conosciuti benissimo e nascosti ancora meglio.

Forse sono semplicemente troppo pigro per avere una sola vita a disposizione.

Oggi è il 4 Maggio. Mi sveglio e mi accorgo che la quarantena è finita, che si torna almeno a lavoro. Mi sveglio e mi accorgo che non ho nessun ricordo di Aprile. Mentre mezzo mondo si reinventava cuoco, scrittore, musicista, illusionista, runner o amante dei cani, io mi riscoprivo semplicemente svogliato. Gente che ha fatto progetti fotografici in casa, tramite chat. Gente che ha scritto diari, girato cortometraggi, dichiarato amori, cambiato almeno l’acconciatura. Io non ho messo sulla carte nemmeno mezza idea, quel che lascio è una conca sul letto.

“C’è un firewall dentro la testa” penso.

Un aggeggio che pulsa e filtra i segnali in uscita, controlla le connessioni, censura, inibisce cosi che NULLA possa uscirne.
Credo si trovi in zona ‘nuca’. Deve essere per forza cosi.
Nessuna comunicazione esterna.

<< PERMISSION DENIED >>

Provo a grattare, li dietro…sondare con le mani….e sento qualcosa. C’è un bozzo.

La cosa mi spaventa un po’, cerco su Internet ‘Bozzo sulla nuca’, apro il primo risultato:

“salve dottore sono una ragazza di 28 anni, dal giorno 22 luglio mi sono accorta di avere un rigonfiamento doloroso dietro la nuca che io credo di non aver mai avuto ho preso antiinfiammatori e dopo un paio di giorni mi e passato ma il bozzo e rimasto adesso sono 2 giorni che e rispuntato ancora con il dolore e sono andata alla guardia medica perche sono in ferie e mi a detto che potrebbe essere un osso che e gonfiato ? na sinceramente non mi a detto niente di soddisfacente e sono ancora piu preoccupata di prima e come se avessi preso una botta ma non mi ricordo nessun trauma… ringrazio anticipatamente x il consulto buone ferie e grazie
giusy82″

Il dottore risponde

“Gentile Giusy82,
ovviamente on line non è possibile stabilire la natura del rigonfiamento che Lei descrive. In ogni caso sembrerebbe che siamo di fronte ad un problema esterno alla scatola cranica e quindi di natura non strettamente neurologica.
La spiegazione dell'”osso gonfiato” sinceramente la escludo!
Si faccia controllare domani dal Suo medico curante per avere un parere diagnostico attendibile. Stia serena.

Buon Ferragosto

Dr. Antonio Ferraloro”

Stia serena un cazzo. Come possiamo credere nello smartworking se non funzionano nemmeno le diagnosi online fatte sui forum? Voglio risposte, risposte che mi piacciono, che mi diano ragione. Ho un bozzo in fin dei conti. Ci metto 15 pagine, finalmente, per trovare una diagnosi che si sposa con la mia teoria.
“Salve dottore, sono un ragazzo di 17 anni, e da qualche giorno sento un fastidio dietro nella nuca ho tastato con le mani e ad un certo punto ho sentito click c’è proprio un bottone. Appena premuto il bottone la testa ha cominciato a girarmi e ho dovuto ripremerlo perchè ero spaventato cosa può essere tumore?

Negboyz92″

“Caro Negboyz92, la diagnosi mi pare ovvia. Lei soffre di firewall nella nuca. E’ un disturbo che può avere forme gravi, in quanto se non ben configurato, lei rischia di non comunicare con l’esterno nonostante tutti gli stimoli che può ricevere. Il prossimo passo è andare da un medico specialista in hardware per farlo rimuovere. Se non vuole subire un’operazione però, si potrà semplicemente cercare l’ingresso LAN per configurarlo esternamente

A presto

Dr. Gerardo Alzia”

Tremo

“Quindi esiste”

Mi siedo sul letto, comincio a premere sulla nuca, cercando quel bozzo. Una linea netta come un bordo fa capolino quasi ad altezza collo, comincio a seguire il bordo con il polpastrello, che disegna una scatola rettangolare infilata nel mio retro-cranio. Mi sposto in mezzo con l’indice, nell’area del rettangolo, lo faccio scorrere da destra verso sinistra. Sento il ‘buco’ della connessione LAN, sento i led semisferici che sporgono, avverto le vibrazioni ed il tic del network TCP/IP sotto controllo ed infine, un piccolo cilindro che con la pressione del dito ondeggia leggermente.

Il pulsante.

Lo premo.

‘Click’.

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