È incredibile quanto in fretta arrivino le sette

“È incredibile quanto in fretta arrivino le sette non pensate?”

Sono in un bar. Dentro perché fuori piove e sembra inverno anche se ancora manca un equinozio. Son dentro quattro mura diverse dal solito perché il “fuori piove e sembra inverno” si è portato via il sole e la mia linea telefonica a casa e ve lo dico, non ho voglia di leggere. Ne ho una pila, ma non ho voglia di leggere. Libri a metà, meno della metà, quasi finiti, sequela infinita di scontrini come segnalibri infilati dentro, qualcuno con ancora le lire sopra, altri cosi scoloriti che a stento si intravede qualcosa ma che comunque non mi impegnerei a decifrare perché l’ho già detto, non ho voglia di leggere. Mi manca da un po’ la voglia di leggere e a casa mi manca internet da stamattina. La mia stanza senza internet è vuota nonostante le pile di libri.

“Se hai due macchine e devi uscire con una ragazza…la scelta dipende solo da una cosa: se con questa ci devi ancora scopare o ci hai già scopato. Se ci hai già scopato prendi la più comoda per scoparci dentro…se invece devi ancora scoparci, scegli la più pulita o la più bella capito?”

“Capito”

Non ho nemmeno una gran voglia di bere. Il senso di prendere l’ennesima coca zero con il ghiaccio perché sono ancora quasi le sette ed è troppo presto per il rum e in teoria è ancora estate e quindi è troppo presto per abbandonare il ghiaccio, non lo trovo. Perché non prendo una cioccolata? Quando te la fanno gli altri è buona…non è quella merda che mi preparo da solo.

“…ora…ci sono ste due ragazze no? Ed è un casino gestirne due quando c’è un’amica di mezzo che conosce entrambe anche se fra di loro non si conoscono…un vero macello…a te ti è mai capitato?”

“Una sola volta…all’asilo”

Tra i ricordi più antichi che ho, ci sono io che rompo le ruote della mia macchinina preferita nel salone dei giochi dell’asilo. Poi la mia macchinina arancione persa nel divano di mia zia e mai più ritrovata. Poi il camion dei pompieri, che io ricordo grande enorme e con un sacco di cose che si muovevano, ricordi ingigantiti dal dramma della perdita. Se avessi dovuto scegliere su quali dei tre scoparne una sicuramente avrei scelto il camion. A volte penso che sarebbe figo arrivare alla prima di un film, da personaggio famoso, e arrivarci in camion o trattore. Dare le chiavi al ragazzo del parcheggio chiedendogli di fare attenzione al rimorchio o all’aratro.

“Rimorchio? Chi hai rimorchiato?”

“Scusa…parlavo tra me e me”

“Beh…perché neanche a farlo apposta io l’altra sera…”

L’altra sera. Le avvisaglie di un freddo imminente l’altra sera. Infilarsi la giacca. Chiudere la finestra di notte. Quel mal di gola. Bevo l’ultima goccia di Coca deviando tutto verso quell’angolo infiammato. Avrei dovuto ordinare un the, che quando te lo fanno gli altri è sempre più buono. Farci mettere del miele. Farsi portare una sciarpa che quando te la uncinettano gli altri è sempre più bella di quando te la uncinetti te. Farsi portare la ricetta per uno di quegli spray magici o caramelle balsamiche che sembrano gioielli, blu traslucenti.

“…no è che alla fine non mi piaceva…ero stanco di starci assieme. La verità è quella. L’ho vista l’ultima volta alla libreria…ci siamo salutati e bon…”

Saluto il tavolo, sono stanco. Cammino verso la mia macchina anche se vorrei che fosse un camion. Tornerò alla mia stanza con troppi libri e troppo poco internet. Forse andrò a dormire presto. Forse mi farò un The anche se non sarà buono come quello di un bar. Forse per una volta dormirò profondamente e mi sveglierò solo domani mattina, sorprendendomi di quanto in fretta arrivino le sette.

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