Frenesia Approssimativoide

“La macchina va a 3 cilindri…”

“Ah perchè…ne ha di più?”

Il mio meccanico crede che faccia il simpatico ma io proprio ne ero convinto che ne avesse solo ‘3’ la Lupo, tanto è piccola, scomoda e lenta e no…

“…no che non me ne sono accorto che andava lenta…fa da zero a cento in meno di mezz’ora e se una macchina è più lunga di un motorino evito il sorpasso…ti pare che mi accorgo che sia lenta?”

Credo sia questione di relatività, come quando stai su un treno e ti sembra comunque fermo, che sia a 60 o 300 km/h.

A lavoro ci vado a piedi dunque, 3 chilometri e qualcosa, strada piacevole nonostante i piloti in zona che non guardano all’interno curva per l’eventuale presenza di esseri viventi, rischio la vita. Sali e scendi continui utili a stimolare il metabolismo, tre-quattro cantieri, un paio di chiese e cimiteri, una pista di kart, del verde.

Prima di uscire, ovviamente già in ritardo, mi assicuro di avere:

– iPod
-Cuffie
-Cazzillo cinese che ricarica cose elettriche

Che sarebbe troppo facile mettere a ricaricare tutto il giorno prima e non all’ultimo momento e quindi prendo ed esco di casa, senza chiavi e mi chiudo la porta alle spalle e faccio un chilometro prima di mettermi le cuffie, forse per godere gli amabili rumori della neo-ferrovia in costruzione o dell’abbaiare inferocito del numero infinito di cani che mi odiano nel vicinato, neanche usassi un deodorante al gusto gatto.

Ci metto 3-4 minuti a riuscire ad infilarle decentemente nel padiglione auricolare destro…queste le vendevano con tipo 30 tipi diversi di padiglioni, forme, dimensioni, colori, materiali…al punto che pure un elefante riuscirebbe ad infilarle eppure, a me cadono comunque. Ho un problema con il mio lato destro, evidente, ma in un qualche modo le faccio stare in equilibrio precario e premo il tasto di accensione, che queste sono wireless e fighe.

E scariche.

“Però hai il cazzillo elettrico cinese” mi dico, “che tu sei uno furbo” mi dico…lo prendo dalla tasca con il ghigno di chi ha davvero capito tutto…“tu si che sei bravo ed intelligente” mi dico e premo anche il pulsantino per provare la carica, 4 led blu su 4 accesi, massima potenza, carica per ore ore ore,” ti ci fai tutta la discografia dei Pink Floyd di fila per 3-4 volte volendo” mi dico, “Yu-Uhhh!!” dico

Il cavo però, “lo hai lasciato a casa” mi dico. Raggelato, panico. Nervoso, ravano per mezz’ora nei 3 centimetri quadrati del mio zaino come se un cavo USB fosse una specie di serpente super-intelligente che passa il tempo a creare piani di fuga e nascondersi.

“Giorno 32 della mia prigionia: stupido umano…ho costruito un gancio utilizzando una graffetta che hai lasciato qui dai tempi delle medie e l’ho legato ad un capello di tua mamma che ho intrecciato con delle fibre prese dalla spallina scucita…ho dovuto solo aspettare che tu ti distraessi per srotolarmi…arrampicarmi fino alla tasca superiore e con un movimento a pendolo, riuscire ad infilare il gancio nella cerniera….incredibile che ci sia riuscito senza braccia e senza pollici opponibili ora che ci penso…ma che importa…Ora sono libero…libero! AHAHAHAHAA”

Cerco in alcuni angoli che a stento ospiterebbero un coriandolo non volendo far morire la speranza per nessun motivo.

Niente.

“Il mio problema non è nemmeno la fretta ma l’approssimazione” penso…non eseguire i giusti step. Non è fretta ma è frenesia…che se anche gli step li fai tutti giusti, in sequenza, seguendo il piano, qualcosa ti dimentichi anche se lo avresti il tempo, per controllare e controllare per bene. Impreciso.

Non si cura la Frenesia Approssimativoide…è genetica e te la porti appresso finchè muori. Significa che preparerai la valigia il giorno stesso della partenza dimenticandoti le cose importanti tipo le mutande, uscirai di casa senza chiavi in tuta e troverai fuori solo mocassini di pelle da infilarti, cercherai notizie su quel concerto che volevi tanto sentire e scoprirai che era giusto ieri ed è stato bellissimo, porterai la macchina a controllare giusto due giorni prima della partenza, con i finestrini che già non vanno e…

“La macchina va a 3 cilindri…”

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